A parte cannare totalmente l'articolo ("recensione" dell'hardware del Cr-48 di Google, che sappiano non vedrà mai la luce della grande distribuzione), rimarranno sempre nei nostri cuori le seguenti perle, in rigoroso ordine di apparizione.
Per cominciare, un bel richiamo alla cultura popolare dei fumetti,
La prima impressione appena spacchettato è stata quella di avere a che fare con un gadget marvelliano, da fumetto retrofuturibile. A Gotham City, la vittà ipertecnologica di Batman, potrebbe essere un oggetto d'uso comune.Peccato solo che Batman sia un personaggio della Distinta Concorrenza.
Dopo lo sfasamento sui luoghi del fumetto, ecco lo sfasamento sui luoghi della noosfera:
I software il Cr-48 non li scarica dal web come fa un normale computer: li ha nel browser dall'inizio, perché ne ha bisogno come l'aria per respirare.Questa è bellissima, non la introduco solo per il gusto di farvela leggere da soli.
è stato disegnato per essere usato dai developer d'assalto, gli sviluppatori di software. Tipi che non temono l'extreme programming, dove la codifica ha luogo tra una seduta di skateboard e l'altra e i diagrammi di flusso li si possono anche disegnare su una tavola di surfing mentre si torna dal mare.E visto che siamo proiettati nel futuro
microprocessore single core 160 GHz della Intel [...] ma queste sono dotazioni standard di ogni laptop sul mercato.Ma la più bella, che resterà per sempre nel mio cuore di appassionato e di traduttore è la seguente:
Anche la tastiera presenta delle sorprese. A parte essere gommata pure lei, non ha il tasto delle maiuscole che è stato invece sostituito da un bottone per la ricerca rapida, ogni volta che lo si clicca si passa da un sito web all'altro senza dover chiudere la pagina precedente. Usando i settaggi, però, si può reintrodurre il tasto per la maiuscola. Dove in una normale tastiera qwerty un computer esibirebbe - nella fascia superiore - le chiavi F per il controlo delle funzioni legate alla gestione del sistema operativo e delle scorciatoie, nel Cr-48 ci sono le chiavi con le quali sul web si passa da una pagina all'altra, si rinfrescano le pagine web, le si sovrappongono, si controlla il volume, la luminosità dello schermo e la sua ampiezza.Applausi. A scena aperta.¹
Perché il sipario su questa gragnola di prodezze verbali e informative non è ancora calato, facciamo in tempo a leggere un'ultima perla linguistica, un ultimo afflato dell'occhio clinico dell'uomo avvezzo a comprendere le vie della tecnologia e di anticipare i tempi:
Uno status symbol che può denotare l'appartenenza o meno di un utente alle nuove tribù del web. Sopratutto nella Bay Area di San Francisco dal cui milieu culturale è emersa la stessa Google. Tribù queste che includono i soggetti sociali più disparati, gente come gli hacker stile WikiLeak, gli ecomilitanti alla Earth First!, i Punkdomestic della cucina casalinga e degli ingredienti indigeni, i coltivatori urbani di cannabis, i bikers di Critical Mass, gli agricoltori verticali e i paldini dei diritti degli animali alla PETA.Eehh?? Ma all'inizio non diceva che l'avevano messo in mano a "professionisti dell'Information technology, dell'intrattenimento e dirigenti aziendali"??? E poi, ma cosa è diventata Frisco? Un covo di alternativi radical chic che vogliono salvare il mondo?
OK, sono indeciso: aspetto che si accorgano di questo mio rant e cerchino di mettere a tacere la mia giusta indignazione dicendo che non era concessa la riproduzione dell'articolo, oppure scrivo alla redazione evidenziando del *cough*stronzate*cough* che hanno inserito?
[1] se mi si permette l'annotazione personale, da questo paragrafo sembra quasi che il sig. Paolo Pontoniere -- che ha apposto la sua firma all'articolo -- abbia anche egli sfruttato i servigi messi a disposizione da Google, Inc. non solo per scrivere l'articolo, ma anche per tradurre, chissà da dove, la parola key, che si riferisce ovviamente al tasto della tastiera, con chiave. Certo, mi chiedo poi come abbia fatto a mettere le maiuscole al suo articolo, ma forse ha dovuto di volta in volta cambiare i settaggi...
4 commenti:
Repubblica Tecnologia è un'appendice indegna per un quotidiano della sua leva. E' potentemente orientato a cantare le lodi di Apple, pure a occhi chiusi, senza mai un test hardware concreto.
Mamma mia che tristezza... non si capisce se sia peggio il giornalista o il prodotto!
Se le lodi di Apple le cantano nello stesso modo, dovrebbero aspettarsi una querela da zio Jobs da un momento all'altro...
Comunque è vero, qualche tempo fa c'era un articolo su quella costosissima cornice digitale che è l'iPad, nel quale in pratica davano di imbecilli a tutti quelli che pensano ancora che per scrivere ci voglia una tastiera, o che uno schermo retroilluminato non sia il massimo per leggere un libro, o magari che magari una porta usb può anche far comodo.
Che coraggio leggerlo tutto. Io mi ero fermato al sottotitolo, dopo aver letto "un ambizione". -.-
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