24 gennaio 2006

Una casa più fredda

Ho seguito le indicazioni (o sono già decreto?) del ministro per le Attività Produttive per il risparmio energetico.

Ho tolto le coperte con cui tipicamente proteggo i termosifono dal freddo, ho regolato la temperatura della caldaia a 19° C (adesso non si accende proprio[1]), spengerò l'impianto uscendo e lascerò nonna sotto le coperte.

Stamattina, quando ho scaldato l'acqua per il mio té, non ho messo il bricco sul fuoco grande; è stata bello scoprire che se la fiamma non esce dai bordi non ci si ustiona le dita. Ora riesco a scrivere più speditamente sulla tastiera. E senza dolore. Ho anche spento prima che l'acqua fosse ben calda. Così non mi sono scottato la lingua, però non sono riuscito a sentire il sapore del té: devo esercitarmi di più per trovare il momento esatto di spegnimento, ora che non posso più fare affidamento sul bollore.

Ieri sera mi sono fatto la doccia. Ghiacciata. Già perché da una settimana a questa parte dalle 18 fino a dopo le 21 il flusso del metano nell'intera palazzina è drasticamente ridotto, tanto che i fornelli si spengono se messi al minimo e lo scaldacqua non si accende proprio. Ma in fondo a che serve l'acqua calda? Per lavarsi basta il sapone, no?

Le lampadine a basso consumo le abbiamo da un bel po' di tempo. Almeno in questo siamo stati bravi.

Il frigo a queste temperature non serve. Abbiamo spostato tutto fuori al terrazzo, nella parte nord, visto le temperature di questi giorni: carne, formaggio, cetrilini in salamoia e maionese. Mi pare che il cane passi un po' troppo tempo fuori al terrazzo, ma forse si annoia e sta solo guardando chi passa in strada.

La lavatrice putroppo mi frega. La usa nonna. Troppo. Abbiamo provato a farla ragionare, ma oltre ad essere cocciuta le hanno riscontrate anche un bel po' di ischemie cerebrali. Se fa cazzate come avviare la lavatrice tutti i giorni a mezzo carico, credo che sia colpa delle ischemie.

Il lavapiatti non lo usiamo. Non siamo così ricchi da avere servitù in casa. La lavastoviglie, invece, se ne sta lì piena di barattoli e contenitori ermetici. Da 15 anni. Sarebbe una faticata solo pensare di svuotarla, riempirla con le stoviglie sporche e poi accenderla.

Il forno... Che fare col forno... Potremmo evitare di preparare crostate con la marmellata del nostro piccolo frutteto ed andarle a comprare al supermercato, così facciamo anche girare l'economia. Già, due piccioni con una fava.

Il televisore per fortuna si è rotto. Quel maledetto 29 pollici con schermo piatto ha deciso di mettere in sciopero il suo pennellino elettronico e di non mostrare più immagini. Non abbiamo ancora (da 4 mesi) trovato il tempo e la voglia di portarlo a riparare, non per la paura del conto, ma per il fatto che pesa un casino e temo non entri nell'ascensore: credo che io e mia sorella dovremo portarcelo a spalla. Per fortuna possiamo compensare con un 14 pollici, altrimenti mi sari perso sia Vespa alla Prova del Cuoco (in replica su blog) sia il premier ovunque e non avrei saputo dal primo che Craxi fu un grande statista che ha fatto molto per l'Italia e dal secondo che è un grande statista che sta facendo molto per l'Italia.

Magari per far vedere che sono bravo potrei lavarmi i capelli (li ho un po' accorciati e quando sono di questa lunghezza la mattina mi sveglio con i gran canyon sui lati; solo un po' di shampoo riesce a rimetterli a posto) ed evire di ascugarli. In fondo se il termometro non sta propio a zero non di dovrebbero congelare quando esco.

Beh, mi sento a posto con la mia coscenza. Ovviamente non avevo fatto nulla tutto ciò fino ad ora.

Certo, la timida voce del piccolo nichilista scettico con tendenze minimaliste dentro di me si domanda: ma perché dovrei fare tutto ciò ADESSO? Per l'emergenza gas? Quella emergenza gas che i produttori russi da cui ci serviamo hanno smentito? O quella emergenza per i furti di gas dai metanodotti in transito per i paesi dell'est disastrati? O forse per l'ambiente? Non per l'ambiente no, è il ministro delle Attività Produttive, non quello dell'Ambiente... Ma a che serve un ministro delle Attivitò Produttive? Se fosse per l'ambiente magari si sarebbe pensato che una soluzione è il reale isolamento termico delle abitazioni (coibentazione della muratura ed uso di vetri termici e infissi isolati - se non erro almeno il 40% del calore prodotto dall'impianto di riscaldamento si disperde attraverso vetri non isolati) oltre ovviemente al creare una cultura della "giusta temperatura": se è estate fa caldo, se è inverno fa freddo. Mai stati in giro per luoghi pubblici e semi-pubblici (negozi, centri commercili, studi privati)? Mai notato che d'estate molti ambienti vengono tenuti a temperature così basse da richiedere la maniche lunghe e d'inverno a temperature così altre da dover rimanere in maniche corte. Seriamente, non è un luogo comune. Che fottuto senso ha tutto ciò? È estate: mi metto i pantaloni corti. È inverno: mi metto il maglione. Non è difficile. Albero buono, fuoco cattivo.

Poi, e chiudo, negli ultimi 3 anni ho assistito nei piccoli paesi di montagna che frequento d'estate (Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria) al progressivo avanzamento delle rete del metano, alla conversione di un bel po' di caldaie da legna/carbonella/nafta/altro al metano, con la promessa di un prodotto che sarebbe arrivato direttamente nelle case e senza la preoccupazione di ricaricare. Adesso gli consigliamo di fare un passo indietro?

[1] la mia caldaia non va col termometro ambientale, ma ha solo il suo termostato interno e per funzionare deve essere messo per lo meno a 60°

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post... complimenti.

Riguardo le temperature negli esercizi pubblici nelle diverse stagioni dell'anno: è la pura e sacro santa verità... l'ho notato anche io questi comportamento, e davvero non lo capisco... ma forse sono io che ho una visione del mondo troppo logica.

Continua così
Francesco

PS: mi sta venendo voglia di aprirmi un blog pure io!