1 maggio 2010

The Good, the Ugly and the Marketing

Lo sapete, non sono il tipo da scrivere post annunciando cose che in fondo coloro per caso o per interesse dovessero giungere qui già sa, per cui non sarà certo da queste parole che verrete a sapere che è stato rilasciato Ubuntu 10.04.

Lo sapevamo che sarebbe successo, lo sapevamo che ci sarebbero state delle novità (buone o brutte, questo poi dipenderà dal giudizio, dai gusti e dalla esigenze personali), sapevamo soprattutto che non ci sarebbero state rivoluzioni (una idea, diciamocela, così squisitamente otto-novecentesca da essere inapplicabile nel 2010).

E allora? Beh, in quelle giornate di fervido scambio di idee che è stato in convegno Cultura senza Barriere in quel di Padova, in uno dei seminari che ho seguito, era trattata una questione molto interessante, che potrebbe apparire slegata, ma che in fondo tanto estranea non è: il ruolo della pubblicità "virale" ai giorni d'oggi.

Due le parole chiave emerse: passaparola e trasparenza.

Per la seconda ce la caviamo con un misero paragrafo: trovare qualcosa più trasparente del software libero direi che è difficile. Magari non è per tutti, ma il codice è lì a disposizione, le discussioni e le scelte anche¹. Chi volesse veramente sapere cosa succede ha tutti gli strumenti per farlo. E per intervenire, ovviamente nei modi dovuti.

Passaparola. Il concetto è semplice: di chi vi fidate di più? Di una pubbicità vista in televisione o del sottoscritto - anche se forse è meglio dire "tanti piccoli sottoscritti come me" - che vi dice che a causa della scelta di non inserire la testina di stampa nelle cartucce, le stampanti Epson sono più prone delle HP² a far seccare l'inchiostro negli augelli, rendendo la stampante stessa inservibile? Nella società moderna le fonti informative disponibili grazie a Internet sono diventate da poche decine rintracciabili in edicola a potenzialmente milioni rintracciabili sul web. E non sempre la carta stampata è riuscita a tenere il passo e mantere la sua autorevolezza nella capacità di scegliere le fonti attendibili o anche semplicemente opportune a cui attingere.

Estendiamo l'idea a Ubuntu (o a GNU/Linux in generale): è bello ovviamente che i giornali e i siti di news ne parlino, vuol dire che l'entità Ubuntu (o GNU/Linux in generale) viene riconosciuta, esiste, non solo nell'underground. E per questo li ringraziamo, anche quando parlano male o in modo non corretto di "noi"³. Il lettore/fruitore/consumatore/cittadino "contemporaneo", però, crederà e si affiderà ancora a quello che c'è scritto sui giornali per elaborare la propria scelta? O ancora meglio, il lato coscente e subcoscente della sua decisionalità considererà sincere le parole del giornalista di settore che parla con la stessa scioltezza della commercializzazione di un cellulare e il giorno dopo del rilascio di una cosa buffa, intangile e, diciamocelo, difficilmente riassumibile in 600 battute come Ubuntu?

Il giornalismo non sarà la pubblicità, ma è pur sempre un canale "istituzionale", ufficiale e lontano, un flusso di parole, fatti e talvolta opinioni che provengono da una realtà diversa e non correlabile alla propria. Il vicino di casa, il collega di lavoro, l'amico "che di queste cose ci capisce", invece, sono fonti informative concrete, verificabili, ma sopratutto affidabili in funzione della loro similitudine. Affidabili per me che cerco l'informazione, non certo in assoluto. Mi serve un nuovo cellulare, che faccio? Sfoglio online dei siti che mi dicono faville oppure peste e corna degli ultimi modelli, oppure chiedo alla fidanzata di mio cugino che lavora in un negozio di un gestore di telefonia?

Nel caso di Ubuntu (o GNU/Linux in generale) magari nessuno ci verrà a chiedere che sistema operativo installare per un fiammante nuovo PC nel cui cuore battono 6 (dico 6!) core, ma possiamo attestare la nostra esperienza, regalare agli altri (leggetevi questo passaggio sulla viralità nelle slide di Barbara) volontariamente la nostra esperienza. Senza mentire, senza edulcorare, senza tirare fuori per forza del bello o del buono laddove non c'è, senza perdere in trasparenza e affidabilità, senza diventare pedanti e monotematici. "Io con Linux mi trovo bene. La mia Ubuntu 10.04 ha avuto qualche problema a impostare i livelli delle casse e non hanno ancora risolto del tutto, ma per il resto è esattamente quello che mi serviva"

Viral Marketing. Vero. Serio. Concreto. Costruttivo. Perché il prodotto vale. Perché la parola di tanti piccoli pinguini vale.

[1] beh, ok, talvolta alcune scelte di design non lo sono... ma non stiamo sempre a fare i polemici e non sviamo dal discorso principale
[2] non me ne vogliano gli altri produttori, ho avuto a che fare sempre e solo con queste due marche
[3] beh, magari un "ma che stronzo!" ce lo lasciamo sfuggire, ma anche noi siamo umani, troppo umani

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Parole sante!
ma "augelli" al posto di "ugelli" ti è freudianamente scappato, o l'hai fatto apposta? ;)

Luca Ferretti ha detto...

Dannato Freud, me lo ritrovo sempre tra i piedi :P

Fra Tastiera ha detto...

Hai ragione: nel mio blog ho scritto tutto quello che mi
è capitato nell'usare Ubuntu, con pregi e difetti. Uno che legge
cosa pensa? Che fa schifo? No, immagino pensi che per tutte le cose
nuove non è mai facile, dovendo stare lì a provarci ma
dopo... fine dei pensieri.



Bisogna anche tenere conto due cose:

1) Linux non è solo Ubuntu: ho ricevuto un commento di
complimenti da una utente Hymera,
che a leggere mi sembra una distro notevole.



Di conseguenza:



2) Se uno molla Ubuntu, è perché ha trovato qualcosa di
meglio per le sue esigenze, e non rischia di essere considerato un
eretico.



Il pinguino è bello perché è vario :-)